l nucleo del nostro essere, l’Io eterno e indistruttibile, non scompare, ma si spoglia dell’abito terreno per rivestire una corporeità puramente animico-spirituale per incominciare a vivere nei mondi celesti. La morte è perciò un passaggio ad una vita molto più piena e consapevole, che valica i confini dello spazio e del tempo; oltre la morte non saremo più sempre e solo in un luogo e in un momento, ma conquisteremo le dimensioni dell’ubiquità e dell’eternità, che ci consentiranno una presenza nel cosmo di gran lunga più vivente rispetto a quella che abbiamo quando siamo congiunti al corpo.
Ciò non deve valere a sminuire la centralità e l’essenzialità della vita terrena, perché se da un lato oltre la morte c’è un ampliamento infinito degli spazi di coscienza, dall’altro lato cessa l’esercizio della libertà. Dopo la morte l’essere umano non è più libero, non è più posto dinanzi alla scelta fondamentale fra il bene e il male e quindi non può fare nessun passo, né avanti né indietro, nella sua evoluzione umana.… segue
Pietro Archiati - La redenzione della morte nell’affidamento al Padre e al karma
Firenze, 4 gennaio 1992
tratto da www.liberaconoscenza.it
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